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MESSAGGIO DEL MINISTRO GENERALE       

        ALLA FAMIGLIA TRINITARIA

IN OCCASIONE DELLA SOLENNITÀ

DELLA SANTISSIMA TRINITÀ

(Testo Ufficiale)

Lit. Circ. 6 /2021

B.S.SS.T

Carissimi fratelli,

giunga a tutti voi membri della Famiglia Trinitaria il mio cordiale e fraterno saluto.

La prolungata emergenza dovuta alla pandemia sta mettendo a dura prova la nostra vita, ci costringe a rivedere e riformulare i nostri programmi, ci impone una pesante restrizione delle nostre libertà fondamentali, alimenta insicurezza e paura per il futuro. Questa emergenza sta raggiungendo anche alcuni paesi finora sfiorati dalla pandemia come il Madagascar, dove a preoccupare non è solo la rapidità della diffusione pandemica ma anche l’esiguità dei mezzi sanitari a disposizione per le necessarie cure mediche. In altri paesi come il Brasile e l’India si parla ormai di catastrofe umanitaria, con la sua inaccettabile contabilità di morti.

Tutto ciò ci rende sempre più consapevoli del nostro bisogno di non sentirci soli. Questa situazione ha fatto crescere il nostro desiderio di comunione, di condivisione, attuato secondo nuove modalità che mai fino ad oggi erano state sperimentate. Teniamo vivo questo fuoco della comunione fraterna che ci permette di affrontare al meglio ogni difficoltà e di testimoniare il Vangelo secondo il carisma redentivo-liberatore di San Giovanni de Matha. La prima nostra missione è la comunione fraterna, laboratorio di ascolto, di comprensione, di aiuto reciproco, dove ogni giorno apprendiamo a “portare i pesi gli uni degli altri” (Gal 6,2). La comunione fraterna non è una semplice strategia umana, come pare suggerire il famoso motto “l’unione fa la forza”. Le strategie umane ci portano all’illusione che l’unità che cerchiamo si fonda esclusivamente sui nostri sforzi. Sappiamo bene, invece, che la sua fonte perenne è il mistero della Santissima Trinità, principio e sorgente di unità e di pace. «Non si può comprendere la comunità religiosa senza partire dal suo essere dono dall’Alto, dal suo mistero, dal suo radicarsi nel cuore stesso della Trinità santa e santificante, che la vuole parte del mistero della Chiesa, per la vita del mondo»[1].

Quando la comunione fraterna si fonda sulla sabbia delle nostre abilità e strategie umane è destinata a crollare di fronte alle tempeste della vita.

Quante forme di falsa comunione siamo tentati di vivere nell’ambito delle relazioni umane. Ne cito solo alcune: la complicità (espressione di opportunismo); il quieto vivere (indifferenza), la confusione. La complicità è quella forma di comunione che si regge su di uno scopo umano comune, raggiunto il quale, svanisce. Questa comunione si fonda sulla coincidenza precaria di interessi personali ed egoistici, che non di rado portano ad individuare un “nemico comune” contro cui difendersi.

Vi è poi un altro atteggiamento dannoso per la costruzione di una vera fraternità: il quieto vivere. Viene praticato da di chi crede che, per essere in pace con tutti, è necessario evitare ogni forma di conflitto, di confronto. Si arriva così a pregiudicare un dialogo sincero che può solo aiutare a rinsaldare quei vincoli di fraternità che spesso vengono seriamente compromessi dai nostri stessi limiti e da pesanti silenzi che hanno il sapore della chiusura e della rassegnazione. La terza forma di falsa comunione è la confusione, che si verifica quando regna la mancanza di regole, quando non vi sono punti di riferimento sicuri, quando tutto è discutibile, quando i ruoli di ciascuno non vengono rispettati, quando non ci si vuole assumere la propria responsabilità per la costruzione di una fraternità autentica. Rispetto e responsabilità per l’altro sono i due pilastri su cui si fonda un vero progetto di fraternità.

Dobbiamo riconoscere il primato della comunione fraterna. Tutti avvertiamo, specialmente in questo tempo, una profonda nostalgia del “noi” che si deve trasformare in un rinnovato impegno per costruire condivisione fraterna e veri legami di solidarietà e di accoglienza reciproca. La comunione fraterna deve essere sempre più il criterio di ogni nostra azione, iniziativa, impegno.

Dobbiamo sempre chiederci se le iniziative che desideriamo portare avanti siano un aiuto ed un sostegno alla fraternità o possano costituire un ostacolo. Progetti anche meritevoli, quando sono fondati su protagonismi solitari non durano nel tempo.

La Famiglia Trinitaria è veramente ricca della presenza di numerose forme di consacrazione religiosa e laicale che si ispirano al carisma di San Giovanni de Matha, a cui corrispondono diverse modalità di vivere la comunione fraterna. Questa varietà è ricchezza solo se custodisce in se una unità profonda e quando nessuna espressione del nostro carisma si chiude in una sterile autoreferenzialità. Il carisma trinitario non è proprietà esclusiva ma dono da condividere in famiglia per il bene di tutti. Mi viene in mente l’immagine dei cerchi concentrici che si formano quando gettiamo una pietra nell’acqua. Vivere la comunione all’interno della propria fraternità laicale o comunità religiosa aiuta a viverla dentro la Famiglia Trinitaria, quindi nella Chiesa fino ad abbracciare il mondo intero. La nostra consacrazione e la nostra missione devono avere questa impronta universale. La missionarietà è il respiro della fraternità.

Non è superfluo ricordare che la comunione fraterna rappresenta una delle sfide indicate dal Capitolo Generale celebrato due anni fa. Nel documento finale vi è un passaggio particolarmente illuminante, che di seguito riporto:

«Abbiamo espresso pure un sogno per l’intero nostro Ordine e per la Famiglia: diventare, sempre più, “Casa della Santissima Trinità” dove la Famiglia cresce in unità ed identità, senza complessi, impegnandoci con gioia e forza nella missione redentrice».

Accoglienza vocazionale e formazione trovano nella dimensione comunitaria il loro impulso più forte. La testimonianza della nostra vita fraterna è la fonte più autorevole e il metodo più efficace della formazione.

A nulla servono le tante iniziative vocazionali, che grazie a Dio non ci mancano, se poi non c’è una comunità che le sappia accogliere, curare, far crescere. Ogni comunità formativa deve poter contare sull’impegno di tutti perché ovunque, nelle nostre comunità e nelle nostre fraternità, si respiri aria di famiglia e di autentica accoglienza. Rivolgo un accorato appello ad intensificare la nostra preghiera per le vocazioni religiose e sacerdotali. La mancanza di giovani, che si soffre soprattutto nelle giurisdizioni più antiche dell’Ordine, ha notevoli ripercussioni sulla vita comunitaria e sulla nostra testimonianza.

A volte sperimentiamo stanchezza e scoraggiamento nel cammino della vita fraterna. Il Signore ci doni la forza di non cedere mai al pessimismo e allo sconforto. Proprio in questi momenti dobbiamo credere che la comunione è dono di Dio, affidato alla nostra cura e alla nostra disponibilità a lasciarci rigenerare dal perdono, quando il male ci insidia.  L’atteggiamento del buon Samaritano sia la nostra bussola per custodire il dono della fraternità, sia il paradigma dei nostri progetti di vita comunitaria. Come all’uomo ferito della parabola evangelica, non manchi alle nostre fraternità l’olio della consolazione e del vino della speranza.

La solennità della Santissima Trinità, che tra pochi giorni celebreremo, è anche il momento in cui rinnoveremo le promesse della nostra consacrazione. Fedeltà, perseveranza e fraternità si sostengono reciprocamente.

Affidiamo alla Santissima Trinità il nostro umile impegno perché le nostre comunità religiose e le nostre fraternità laicali siano piccole icone della comunione divina, piccoli semi di speranza in un mondo lacerato da lotte, discordie e divisioni.

Ci affidiamo anche alla protezione dei nostri Santi e, in questo anno dedicato a San Giuseppe, chiediamo la sua intercessione per vivere con gioia la nostra consacrazione.

Assicuro a tutti voi la mia preghiera e la mia benedizione!

Roma, 9 maggio 2021

VI domenica di Pasqua

Fr. Luigi Buccarello O. SS. T.

                                                                       Ministro Generale


[1] CONGREGAZIONE PER GLI ISTITUTI DI VITA CONSACRATA E LE SOCIETÀ DI VITA APOSTOLICA, Istruzione Congregavit nos Christi in unum amor, n. 8.