-II-
(Testo Ufficiale)
Lit. Circ. 4/2020

MESSAGGIO DEL MINISTRO GENERALE
ALLA FAMIGLIA TRINITARIA
IN OCCASIONE DELLA SOLENNITÀ
DELLA SANTISSIMA TRINITA’

Benedicta sit Sancta Trinitas

Carissimi fratelli,

giunga a tutti voi membri della famiglia trinitaria il mio cordiale e fraterno saluto.
Subito dopo la celebrazione a Roma del Consiglio Generale allargato (12-14 febbraio 2020), dove era stato presentato e ampiamente discusso il programma del sessennio secondo le indicazioni del Capitolo Generale del 2019, siamo stati colpiti dall’emergenza sanitaria legata alla diffusione del coronavirus, che ci ha costretti ad un brusco e radicale cambiamento di vita e ci ha impedito finora di portare avanti il nostro programma. Desidero ancora una volta esprimere la mia vicinanza a tutti i membri della famiglia trinitaria, in particolare a quanti sono stati maggiormente colpiti dalla pandemia. Anche la famiglia trinitaria piange i suoi morti. Li affidiamo con la nostra preghiera alla Santissima Trinità.

Siamo consapevoli che questa emergenza ancora ci accompagnerà nei prossimi mesi e che dovremo affrontarne le profonde ferite e le pesanti conseguenze sul piano umano e sociale, ma anche su quello spirituale. L’impossibilità di celebrare l’Eucarestia con la presenza del popolo di Dio, ha causato in tutti noi tanta sofferenza e tristezza ma certamente non è mancato nella nostra preghiera ed in tante meritevoli iniziative quell’abbraccio spirituale che ci fa sentire tutti più uniti tra noi in quel legame invisibile ma profondissimo quale è la fede nel Signore Risorto. Abbiamo anche involontariamente condiviso la condizione di tanti cristiani che non possono liberamente vivere la loro fede sia nella dimensione personale che in quella comunitaria, a causa di un altro virus che è la discriminazione e la persecuzione religiosa. Abbiamo ben compreso quanto sia fondamentale la libertà di credere, di pregare, di condividere la nostra fede; questa libertà per noi è stata sospesa a causa della pandemia ma a molti fratelli cristiani viene negata in nome di una strumentalizzazione della religione che in molti casi nasconde interessi umani. Non è mancata anche l’attenzione ai poveri ed alle fasce più deboli della società che, come accade spesso, rischiano di pagare il prezzo più alto del momento difficile che stiamo attraversando. Questa emergenza ci ha chiesto un generoso impegno per poter assicurare ai poveri, diversamente abili, immigrati, anziani, malati, quel servizio di carità che è espressione concreta del carisma di San Giovanni de Matha, con i notevoli rischi che tutto ciò comporta.

***
Ci apprestiamo a celebrare la solennità della Santissima Trinità, mistero della comunione divina, mistero di amore che in Cristo ci è stato rivelato, mistero che siamo chiamati a testimoniare al mondo in forza della nostra speciale consacrazione, come ci ricorda il primo numero delle nostre Costituzioni: «i suoi membri, vivendo in comunione di vita, per l’edificazione della Chiesa si consacrano con titolo speciale alla Trinità e seguono più da vicino Cristo Redentore. Si dedicano, nel servizio di carità e redenzione, alle persone afflitte da particolari difficoltà per aiutarle specialmente nella fede, e ai poveri» (Cost. n. 1). La comunione fraterna ed il servizio di carità sono i due ambiti che ci permettono di raccontare con la nostra vita quel mistero di Amore che è fonte, modello, culmine della vita della Chiesa e, in essa, di ogni battezzato.

Nel giorno della Santissima Trinità di un secolo fa, ed esattamente il 30 maggio 1920, veniva beatificata Anna Maria Taigi. La Provincia San Giovanni de Matha e la Parrocchia di San Crisogono dove è conservato il suo corpo, avevano proposto una serie di iniziative e di celebrazioni per dare risalto a questa importante ricorrenza. Purtroppo le circostanze attuali legate all’emergenza sanitaria in atto ci hanno impedito finora di poter realizzare il suddetto programma.
Questa ricorrenza tuttavia non merita di passare inosservata e per questo vorrei condividere con voi alcune riflessioni sull’attualità del messaggio e della testimonianza di santità di Anna Maria Taigi.

Personalmente, quando rileggo la sua vita e medito sulla testimonianza di questa grande donna di fede, ciò che più mi colpisce è il grande contrasto che emerge tra la grandezza dei doni ricevuti e l’umiltà della sua figura, tra la straordinarietà della sua esperienza mistica e l’ordinarietà delle difficoltà quotidiane che era chiamata ad affrontare nel prendersi cura di una famiglia povera e numerosa. Nella sua vita la Beata Anna Maria riusciva a fare sintesi di ogni aspetto della fede senza nulla trascurare: si dedicava alla preghiera senza tralasciare i suoi impegni nella famiglia. A lei si può ben applicare quanto il servo di Dio don Tonino Bello afferma su ciò che deve distinguere la vita di ogni cristiano: «dobbiamo essere dei contempl-attivi, con due t, cioè della gente che parte dalla contemplazione e poi lascia sfociare il suo dinamismo, il suo impegno nell’azione». La beata Anna Maria raggiungeva le vette della contemplazione e allo stesso tempo sapeva piegarsi verso i bisogni dei poveri, degli ammalati e degli esclusi.
Ecco il primo insegnamento della nostra beata per noi religiosi e laici che facciamo tanta fatica a trovare il giusto equilibrio tra azione e preghiera, tra impegno nell’apostolato e vita comunitaria. La beata Taigi ci aiuta a comprendere che l’efficacia dell’azione pastorale e dell’impegno caritativo dipende non dalle nostre strategie umane o dalle nostre abilità e qualità, ma dalla nostra unione con Cristo, dal tempo che dedichiamo alla preghiera. É proprio in questo equilibrio mai scontato e sempre da raggiungere che possiamo sperimentare la verità delle parole di Gesù che, nel Vangelo di Giovanni, ci ricorda che solo se rimaniamo uniti a Lui possiamo portare frutto (cf. Gv 15,5).
Dalla celebrazione eucaristica e dalla contemplazione dei misteri divini la beata Taigi attingeva la forza interiore per affrontare la sua vita non facile come meglio non poteva fare. La profondità della sua fede camminava di pari passo con la grandezza della sua umanità. Il suo dinamismo era ben lontano da quell’attivismo frenetico e confuso nel quale spesso restiamo imbrigliati. L’esempio della Taigi ci aiuti a liberarci dal ritmo asfissiante delle cose da fare che toglie tempo prezioso all’ascolto di Dio e all’ascolto dei fratelli, dal quale dipende la qualità della nostra vita e la fedeltà alla nostra consacrazione. Sia la passione per la Santissima Trinità l’anima di ogni nostro gesto di carità verso i poveri e di premurosa attenzione verso il prossimo. Non possiamo permetterci il lusso di aver lavorato tanto ma invano, di disperderci in mille impegni per poi ritrovarci a mani vuote senza aver portato nulla alla costruzione del Regno di Dio.

Un secondo aspetto che mi colpisce della Beata Anna Maria Taigi è la sua attenzione ai poveri. Nel breve della sua beatificazione papa Benedetto XV afferma: «benché la sua vita fosse così soprannaturale e nascosta in Cristo tuttavia non fu estranea al suo tempo ma giovò assai al prossimo e all’intera comunità cittadina. Era povera, eppure cercava sempre di aiutare altri indigenti; anzi in varie calamità pubbliche e private, ispirata dall’alto si offrì come vittima alla divina giustizia e con il suo pregare senza fine si adoperò ad allontanare i castighi da chi li aveva meritati» . Una grande mistica protagonista delle vicende del suo tempo e profondamente impegnata su di un fronte sempre attuale: i poveri, i suoi preferiti. Povera come loro, la beata Anna Maria aveva il dono di saperli comprendere, accogliere, amare. Giovanna Cossu Merendino, profonda conoscitrice della nostra beata, su questo tema afferma: «la povertà non impedisce ad Anna Maria di essere generosa e, infaticabile nel lavoro, per aiutare i più poveri, si industria a confezionare la notte delle scarpe di panno da donna, come si usava in quel tempo, e si prodiga con amorevole sollecitudine per alleviare la loro sofferenza con una parola di conforto, un aiuto materiale e un sorriso, e nessuno va via dalla sua casa a mani vuote» . Va sottolineato che per la beata Anna Maria la povertà non fu una condizione subìta ma una scelta frutto della sua profonda fiducia nella Provvidenza divina, uno stile di vita, una via di abbandono a Dio, sua unica ricchezza. Nella mia esperienza pastorale ho potuto toccare con mano la generosità dei poveri, il loro senso di solidarietà, di profonda condivisione. Quanto da loro ho imparato e quanto possiamo imparare dai poveri! Sono i nostri evangelizzatori, come ci ricorda papa Francesco in Evangelii Gaudium (EG 198). Essere come i poveri per essere con e per i poveri, è questo l’insegnamento della nostra beata. Il voto di povertà per noi religiosi e l’impegno ad una vita sobria per i laici che condividono il nostro carisma sono gli strumenti più efficaci che ci permettono di stare accanto ai poveri e disporci a servirli, riconoscendo in loro l’immagine di Cristo povero e sofferente. Come affermavano i padri della Chiesa e sull’esempio della beata Taigi anche noi siamo chiamati a considerare i poveri la nostra vera ricchezza.

La Beata Taigi è un esempio ed un modello in particolare per i laici trinitari. Desidero innanzitutto ringraziarli di vero cuore per il bene che fanno, per la loro collaborazione con i nostri religiosi nelle tante opere di misericordia e nella pastorale. Ai laici la beata Taigi ricorda la specificità della loro vocazione che è “cercare il Regno di Dio, organizzando le cose temporali ed ordinandole secondo Dio” (LG 31). La famiglia e la società sono gli ambiti privilegiati del loro impegno ed in questa direzione noi religiosi possiamo aiutarli offrendo loro una formazione adeguata e accompagnandoli nel loro cammino spirituale.
La Chiesa, la società, la nostra famiglia religiosa ha bisogno di laici preparati ed impegnati.
La presenza e l’impegno dei laici è un grande dono per tutta la famiglia trinitaria. Il loro particolare impegno per i poveri e per i cristiani perseguitati è espressione della grande vitalità del carisma di San Giovanni de Matha: la feconda presenza dei laici fin dall’inizio della storia del nostro Ordine è un grande tesoro da custodire ed un dono da coltivare.
La celebrazione di questo centenario incoraggi il nostro cammino in comunione, come famiglia. Tutti possiamo trarre grande giovamento dalla reciproca testimonianza della nostra vocazione, la diversità dei doni fa emergere l’unico scopo verso cui tutti dobbiamo orientarci: la glorificazione della Santissima Trinità.

La Beata Taigi è la santa della porta accanto che ci aiuta e ci incoraggia a dare il meglio di noi stessi soprattutto nei momenti difficili come quello che stiamo attraversando, ci ricorda che non possiamo consegnarci ad una vita mediocre perché quando perdiamo la misura alta della nostra chiamata, ci pieghiamo verso le miserie e meschinità dei nostri egoismi, finendo per dare il peggio di noi. L’esempio di questa donna innamorata della Santissima Trinità, fedele e generosa, ci incoraggi e ci sproni a camminare uniti sulla via della santità.

Vostro fratello


Roma, 17 maggio 2020
VI domenica di Pasqua

Fr. Luigi Buccarello O. SS. T.
Ministro Generale